Feminine 70ml e i diari segreti di Beatrice Morabito: perversione ancestrale?
Articolo scritto da: Ilaria D'AdamioIl sesso delle bambole narrato attraverso le fotografie di Morabito, in mostra dal 22 aprile alla Sourmilk Gallery.
Sexy but only dolls. Beatrice Morabito presenta alcune sue opere per la mostra Feminine 70ml, dal 22aprile alla Sourmilk Gallery a Menzago di Sumirago a cura di Erique Le Corbeille, per la presentazione di Max Papeschi.
Bellissime, perfette, fragili e terribilmente SEXY. Immagini lucide in primo piano dai colori vivi ed accesi, se non pulp.
Ci chiediamo se l’amore per il contrasto tra il rosso, il rosa dei rossetti e il mat opalino ed etereo dell’incarnato, non stia a rappresentare il languore di un desiderio, recondito ed inespresso.
Corollario di azioni, test sui limiti anatomici di corpi di plastica negli infiniti esercizi di stile, riproducenti famose opere artistiche, tra cui icone di Man Ray, Giger, Escher , Bosch.
Posizioni contorte, immagini riflesse su pareti specchiate, nudi di donna distesi, agghindati con corpetti ed in guepière, declinano le possibilità dell’alfabeto burlesque.
Curve ammiccanti, sottolineate dai tagli decisi che interrompono la narrazione, per lasciare all’immaginazione il compito di terminarla.
Un abile regia, in cui Morabito mette in scena le sue bambole, parlando apparentemente in maniera esplicita, ma che svela la sua potenza di indagine della psiche, sollevando quesiti e bisogni nei suoi spettatori.
Sequenze di serialità pornografica? Desideri e libido cacciati in fondo al blackhole dell’irrazionalità che si riaffacciano e bussano, irrequieti alla porta della coscienza?
Oppure l’ennesimo tentativo di reificazione del corpo femminile-oggetto, usato, usabile e tentatore, ma ineluttabilmente effimero?
“Spesso i miei lavori mostrano “vizi”, “perversioni”, in questo seguo un insegnamento di Freud: “Gratta il vizio e troverai la virtù e viceversa“: ecco io mostro il vizio e forse qualcuno riuscirà a vedere la virtù nascosta dietro di esso” così apostrofa Beatrice, che spesso ha ricondotto il contenuto di alcune lettere ricevute dai fan, come la conferma di un intenso bisogno di erotismo, come espressione di quella parte, schiacciata ed inferma dalla modernità.
Erotismo che rimanda alla sfera dei bisogni, dell’affettività in senso lato, di cui la vita dell’essere umano si nutre e traccia una linea decisa tra vita e morte.
Il bisogno di essere toccati, abbracciati, di ricevere attenzione, anche ossessiva, é la ricerca di colmare vuoti abissali o fantasie socialmente non concesse.
Due mondi, legati dall’ironia critica delle fotografie di Beatrice, il lato della morale e quello dell’emotività ed un lasciar cadere stilemi verso una liberazione, fatta di parentesi scottanti e proibite.
L’io ed il suo doppio o l’io e le molteplici personalità coabitanti. Un teatro estetico da contemplare per lasciar fluire ciò che non é concesso a diverso livelli.
Con le parole dell’autrice “Considero il mio lavoro come una sorta di Diario segreto, dove, invece di scrivere i miei sentimenti, desideri, emozioni, esperienze (più o meno reali), io congelo l’immagine e l’emozione, legata ad esso e la fotografo.“
Com’è possibile riuscire a fare il fermo immagine di un’emozione? Ad ogni nuova visione essa continuerà a modificarsi e per chi l’ha creata non puo’ che essere il ricordo del momento.
Un’emozione congelata é comunque un lascia passare verso lo spettatore che guarda, vergine, le immagini.
Beatrice narra il suo processo creativo, sottolineando la ricerca di ritrarre il proprio preconscio, parte in cui vive il confuso, non chiaro, ancora amalgamato con elementi arcaici ed antichi dell’inconscio, che cerca di incastonare, passando all’azione del fotografare, soltanto quando le sue emozioni sono abbastanza intense, da poter essere catturate.
Non é casuale che tragga ispirazione da due importanti e discusse autrici della american poetry, come Sylvia Plath e Anne Sexton, la cui poesia é definita, confessional. Interessante scoprire che la critica ami parlare dell’opera di Anne Sexton come di phisical poetry.
Le Sexy Dolls di Beatrice Morabito possono considerarsi, allora, physical photography?
©ILARIAD’ADAMIO_RIPRODUZIONE RISERVATA
Pubblicato su Artitude.eu il 17/04/2011
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