Otto Luogo dell’arte per “LISTEN”: il progetto fotografico-musicale di Newsa Tavakolian

Articolo scritto da: Ilaria D'Adamio

Otto Luogo dell’arte in collaborazione con Tethys gallery di Firenze presentano sabato 14 aprile alle ore 18 in via Maggio, 43r, “Listen”, il visual project della fotografa iraniana Newsha Tavakolian (sino al 1 maggio). 

Nella cornice dell’edizione 2012, “Immagini che raccontano il Medio-Oriente” del Middle East Now Film Festival, cinema, fotografia, incontri, si introduce silenzioso il racconto sinestetico della giovane Tavakolian.

Olivia Toscani Rucellai apre le porte del suo Otto Luogo dell’arte -galleria e spazio-laboratorio dedicato “all’arte del design del quotidiano”- ad un nuovo linguaggio:  la fotografia.                                                                                                                                                                                    L’indagine dell’onirico non è un tema nuovo per Otto Luogo dell’arte, rappresentato nel corso delle sue precedenti esposizioni con “Oh!Nirica” e più in generale con “Megalopoli”.                                                                                                                                                                                                                                                                   Ma stavolta s’impegna ad un altro niveau, quello del sociale e della difesa dei diritti dell’uomo, supportato da un Olivia ,in veste di padrona di casa, da sempre attenta come donna ed interprete a tali valori.

Newsa Tavakolian, classe 1981, nasce a Tehran e inizia la sua carriera di fotoreporter ad appena 16 anni per la rivista iraniana Zan, chiusa dal regime, dopo appena un anno dalla sua fondazione. In seguito rincorre le redazioni di altri nove giornali riformisti, oggi tutti proibiti e poi “fermé”. 

Oggi vanta collaborazioni con alcune tra le più prestigiose testate internazionali, come Newsweek, Le Monde, National Geographic, Der Spiegel, New York Times Magazine, facendosi occhio ed interprete di guerre, calamità naturali e documentando le condizioni sociali in Iraq, Libano, Siria, Arabia saudita, Pakistan e Yemen.

Ma lo spettro del trauma della censura iraniana continua a pesare sulla sua persona e sulla sua coscienza di donna “ferita”.
Ad acquietare l’irrequietezza interiore, non bastano i molti reportage che toccano tematiche politiche e civili, come il tema sui diritti delle donne, incastonandosi con le sue immagini nel bel mezzo del dibattito mediorientale che si divide tra modernisti e tradizionalisti.

Ecco comparire il suo progetto “Listen” e con esso varcare le porte del sogno di lei, bambina iraniana, che aveva un solo desiderio: diventare cantante.
La mostra, a cura di Guido Cozzi e Silke Kurth, prevede 6 foto di celebri cantanti iraniane: ritratti cardine intorno a cui si snoda il progetto, raffigurate nell’impossibilità di dar voce alla loro musicalità interiore.

Non è permesso alle cantanti esibirsi da sole in pubblico in Iran, né produrre dei CD come soliste. Da qui la loro languida espressione ammutolita e al tempo stesso forte e combattiva, sullo sfondo di scenografie metropolitane scintillanti e vaste, a ribadire la solitudine e l’immensità del loro resistere in una mera e apparente debolezza.
Esiste nella realtà ancora un palcoscenico celato alla censura. E’ quello del vivere la propria esistenza, anche se privati della libertà di essere umano.
Newsa ci fa entrare in una dimensione onirica; ed evoca la potenza del silenzio delle protagoniste dei suoi scatti, gettando in faccia allo spettatore il più graffiante grido di dolore, di esistenze negate, fermate in boccio, impedite in fieri. Un urlo muto!
I ritratti divengono così icone di storie intime e collettive. La loro colorata e apparente leggerezza giovanile contrasta con la drammaticità della realtà rappresentata teatralmente da un’installazione di copertine per cd, vuoti al loro interno. A chiudere il cerchio una video-proiezione che gira in loop seriale, in cui le cantanti si esibiscono, danzando in rotazione , ma in modalità mute. Non se ne odono le voci.

Imagine a dream. Eyes closed, mouths open, as if in a dream…”. Queste le parole di Newsa Tavakolian, interprete intimista di una battaglia di cui “Listen”, il titolo del suo progetto, induce a riflettere. E ci indica come l’ascolto possa diventare l’unica arma contro la violenza di uno strapotere politico e culturale, che annienta il gemito primordiale della vita.

Pubblicato su Liberart.net il 13/04/2012

©IlariaD’Adamio_RiproduzioneRiservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *